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Chirurgia della parete addominale nel paziente oncologico

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La chirurgia della parete addominale

La chirurgia della parete addominale è una chirurgia superspecialistica, sotto molti aspetti più complessa della maggioranza degli altri interventi addominali (fatte salve, forse, la chirurgia pancreatica e la chirurgia metabolica), che necessita di anni di studio e di applicazione, e di una conoscenza dettagliatissima dell’anatomia umana, per poter essere realizzata con successo. Nel nostro sventurato Paese, da tanti dei molti, troppi parrucconi della sanità nostrana la chirurgia della parete addominale è considerata una branca minore delle scienze mediche; ma basta valicare le Alpi per capire quanto sia apprezzata, ed anche temuta, nell’ambiente chirurgico internazionale. E ciò si capisce bene se si osservano i disastri, dovuti all’impreparazione chirurgica, spesso combinati da chi si avvicina al tavolo operatorio senza il dovuto rispetto per la parete addominale: che, è bene ricordarlo, è uno dei muri portanti della “casa” in cui viviamo, il nostro corpo. Come si vivrebbe in una casa dalle mura sventrate? La qualità della vita sarebbe infima; ed infima è la qualità della vita di chi viene operato sconsideratamente da chi non conosce le leggi – spesso molto complesse – che ci impone di seguire la parete addominale.

La storia della chirurgia della parete addominale

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Corso di Chirurgia della parete addominale nel paziente oncologico

È per me quindi un grande onore, ed un grande orgoglio, partecipare, come UNICO RELATORE INVITATO ITALIANO tra decine di mostri sacri della Chirurgia spagnola (tra le migliori del mondo) e di quella ispanoamericana, al Corso Internazionale di Chirurgia della Parete Addominale nel Paziente Oncologico organizzato dalla Sociedad Hispanoamericana de Hernia e dall’Università di Valencia il prossimo ottobre.

Il corso è patrocinato dalla Generalitat Valenciana, dalla Asociación Española de Cirujanos e dall’Instituto Cervantes, per citare solo alcune delle grandi Istituzioni spagnole che hanno dimostrato interesse per il nostro lavoro; oltre che da numerose Società Scientifiche internazionali.

Terremo alta la bandiera del nostro Paese, ed onoreremo il nostro lavoro!

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Prurito anale: cause, diagnosi e trattamento

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Il prurito anale

Il prurito anale è un problema comune e diffuso tanto negli uomini che nelle donne, anche se più frequente, e di molto (circa quattro volte), nei primi.
Può essere primitivo, od idiopatico, quando non se ne riconosce una causa specifica; o secondario, quando invece la sua causa è chiaramente riconoscibile. Il grattamento della zona affetta provoca delle lesioni della pelle che aggravano l’irritazione cutanea, peggiorando ulteriormente il problema.

 

Prurito anale: cause

Il prurito è un sintomo comune in molte affezioni ano-rettali; tra le principali cause, sono da ricordare le emorroidi, la presenza di marische (o “skin tags”) perianali voluminose, il soiling (limitata perdita di liquido fecale dall’ano) e l’incontinenza fecale, le fistole anali, le ragadi ed i condilomi. Altre cause sono il sudore e la scarsa igiene perianale; in particolare, la permanenza di residui fecali è un’importante causa di prurito, ed il loro allontanamento mediante un lavaggio accurato risolve prontamente il problema, confermando il ruolo centrale delle feci nella genesi del prurito anale.
D’altro canto, anche un’igiene anale aggressiva, con detergenti inadeguati, può essere causa di prurito anale, in quella che talvolta viene indicata nella letteratura anglosassone come “polished anus syndrome” (in italiano potremmo tradurla come “sindrome dell’ano lucidato”). L’eccessiva pulitura dell’area perianale, insieme con l’uso di pomate contenenti cortisone e derivati, distrugge le normali difese cutanee, peggiorando il prurito.
Sebbene non vi siano studi definitivi, è esperienza abbastanza comune che anche alcuni cibi possano provocare prurito anale; tra questi il caffè, il the, il cioccolato, la coca-cola, gli agrumi, i pomodori, le spezie, la birra, i latticini e le noci.
Molto spesso, il prurito anale origina da un’infezione: agenti possono essere i batteri cutanei, i funghi, alcuni parassiti come gli ossiuri, e alcuni virus, tra cui il virus del papilloma, causa dei condilomi anali.
Diverse malattie cutanee possono essere causa di prurito anale: principalmente la psoriasi, la dermatite seborroica, la dermatite atopica, il lichen; ed anche alcune malattie sistemiche, come il diabete mellito, le leucemie, i linfomi, l’insufficienza renale, l’ittero, possono provocare prurito anale.
Tuttavia, molte volte le cause del prurito anale rimangono sconosciute.

 

Prurito anale: trattamento

L’obbiettivo del trattamento del prurito anale è ricostituire una cute pulita, secca ed intatta. Ciò può essere molto difficile, visto che, come detto, di frequente la causa del prurito rimane sconosciuta.
1) Le feci devono avere la consistenza adeguata; devono essere soffici, ben formate e facili da pulire. A tale scopo, si utilizzano dei supplementi dietetici a base di fibra, che assorbono l’eccesso di liquidi nelle feci.
2) Se nonostante ciò le feci rimangono eccessivamente acquose, è possibile usare farmaci antidiarroici, il cui uso deve però essere sempre valutato e prescritto dal medico.
3) È poi opportuno eliminare dalla dieta gli alimenti che possono provocare prurito anale, e che prima abbiamo ricordato.
4) Anche migliorare le pratiche igieniche è molto importante. È importante capire che la zona perianale non dev’essere sterilizzata. È sufficiente, in genere, usare semplicemente dell’acqua, eventualmente accompagnata da saponi delicati, tipo il sapone di Marsiglia; ed è molto meglio asciugare la zona con un asciugacapelli, piuttosto con tovagliette di carta o di tessuto.
5) È importante evitare di grattarsi, atto che peggiora gravemente le lesioni cutanee ed aumenta la probabilità di sovrainfezioni batteriche o fungine.
6) L’uso, limitato nel tempo, di pomate contenenti steroidi come l’idrocortisone od il betametasone può essere utile a migliorare la sintomatologia. L’uso di steroidi più potenti, o l’uso prolungato di steroidi topici, può provocare atrofia cutanea e peggiorare il prurito. Le creme all’ossido di zinco aiutano a creare una barriera protettiva sulla cute ed a migliorare i sintomi. Se si sospetta un’infezione, od in presenza di lesioni dell’integrità della cute, può essere utile l’applicazione di antibiotici topici (gentamicina, clindamicina, bacitracina) o di antimicotici come il clotrimazolo e la nistatina. In casi particolari, gli antibiotici possono essere somministrati per via orale.
7) Se si sospetta una parassitosi, è indicata la somministrazione per via orale di antiparassitari specifici.

In tutti i casi, il prurito anale è una condizione che deve essere valutata dallo specialista coloproctologo; il quale è l’unico che può formulare un’ipotesi diagnostica e prescrivere la terapia più opportuna.