fbpx
Ricerca per:
tempi d'attesa nel SSN
Tempi d’attesa nel SSN: perche’ aspettare?

tempi d'attesa nel SSNI tempi d’attesa nel SSN, negli ultimi anni, purtroppo, si sono dilatati enormemente. I continui tagli alla spesa, l’interesse focalizzato solo su alcune patologie – senza dubbio importanti, ma non le uniche e forse nealche le piu’ frequenti – il mancato rinnovamento, per motivi economici, delle strumentazioni e dei presidi di sala operatoria, e le scarse possibilità di aggiornamento da parte dei medici, spesso schiacciati da turni pesantissimi a causa del blocco del turnover – ancora una volta per motivi economici – del personale sanitario negli ospedali pubblici, fanno si’ che molti pazienti debbano aspettare molti mesi se non anni per essere sottoposti ad intervento chirurgico – ad esempio per patologie senza dubbio benigne, ma che spesso interferiscono gravemente con la vita quotidiana di chi ne soffre.
Parlo soprattutto delle patologie proctologiche, come emorroidi, ragadi anali, fistole anali, e delle patologie della parete addominaleernie inguinali, ombelicali, epigastriche, diastasi dei muscoli retti dell’addome. Condizioni che spesso affliggono pazienti giovani, in piena attività lavorativa, interferendo col loro benessere, con i loro impegni quotidiani, con la loro serenità.
Oggi molte persone, per ovviare all’intollerabile aumento dei tempi d’attesa nel SSN del nostro Paese, ricorrono alla sanità integrativa, stipulando un’assicurazione che consente loro di affrontare senza preoccupazioni e nei giusti tempi i propri problemi di salute. Per chi non dovesse ancora avere accesso a queste forme di assicurazione, che in realtà sono il futuro per la tutela della salute nel nostro Paese, il nostro gruppo ha concordato, con primarie Cliniche di Torino, dei pacchetti di prestazioni chirurgiche, che permettono di affrontare l’intervento per emorroidi, ragade anale, fistola perianale, ernia inguinale ed ombelicale ad un costo contenuto e rateizzando, se lo si desidera, la spesa.
tempi d'attesa nel SSN, hemorpex system, HPS, emorroidi, dearterializzazione, dearterializzazione delle emorroidi, THDIl tutto usando le tecniche piu’ moderne e minimamente invasive: ad esempio, per il trattamento delle emorroidi fino al III grado, la tecnica HPS (HemorPex System), che consente di contenere moltissimo il dolore postoperatorio e di dimettere il paziente lo stesso giorno dell’intervento, con un rapido ritorno alla sua vita ed alle sue normali attività
Per avere ulteriori informazioni o chiedere un preventivo, scrivici una mail all’indirizzo info@cuccomarinomd.com o contattaci attraverso i nostri social od il modulo di contatto che troverai qui sotto.

 

 

Cuccomarino, MD
Il team chirurgico del Dr. Salvatore Cuccomarino, per il futuro della Chirurgia. A Torino.
Torino, TO
IT
Telefono 0110438161
ernie, Panamá
Ernie panameñe: cronaca di un successo

E così, sono stato a Panamá. Ho ritrovato vecchi amici, ne ho conosciuti di nuovi, ma soprattutto ho avuto la gioia di operare con loro, di spiegare le mie tecniche, di dimostrarle e di insegnarle, e di aiutare qualche paziente a risolvere i suoi problemi di parete.
In quattro giorni ho eseguito una ventina di interventi, la metà per via laparoscopica minimamente invasiva; ho avuto la fortuna di accedere a sale operatorie ultramoderne e superaccessoriate, e di usare protesi di altissima qualità, come la Herniamesh Relimesh o la nuovissima Hybridmesh, una rete che nel giro di due anni si riassorbe per il 75%, lasciando infine nel paziente pochissimo materiale estraneo. Una rete fantastica per le riparazioni di parete, ad esempio, negli atleti o negli adolescenti. Niente a che vedere con le ormai scarsissime risorse del Sistema Sanitario Nazionale italiano, destinate, oltretutto, ad assottigliarsi ulteriormente nei prossimi anni.
Ho operato pazienti con ernie inguinali, ernie crurali, ernie epigastriche, laparoceli successivi, soprattutto, ad interventi di ginecologia od a tagli cesarei. Interventi in alcuni casi molto complessi, ma sempre portati a termine con ottimi risultati. Insomma, è stato davvero esaltante, un pieno successo. Ed ecco la fotocronaca di quei giorni!

ernie, ernia inguinale, laparocele, Panamá
Lo staff di sala operatoria. Io sono quello in seconda fila, col berrettino colorato: prima le bellezze locali!

 

IMG-20150930-WA0001
Caso piuttosto complesso: grande ernia addominale su incisione di Pfannestiel, il taglio normalmente usato dai ginecologi per le isterectomie ed i parti cesarei. Qui sto disegnando la forma della protesi sull’addome della paziente, protesi che verrà collocata per via laparoscopica

 

IMG-20150930-WA0003
Con il mio grande amico Miguel Aguirre. Sto ritagliando la rete, una Relimesh, da posizionare per via mininvasiva laparoscopica

 

IMG-20150930-WA0006
Sempre con Miguel, mentre disegnamo la forma della rete Relimesh per un altro paziente

 

IMG-20150930-WA0007
Foto di gruppo dell’équipe chirurgica

 

IMG-20150930-WA0008
La magia delle luci in chirurgia laparoscopica!

 

che cos'è un'ernia
Ho un’ernia… ma che cosa è un’ernia?!?

Spesso, quando parliamo con i nostri pazienti, dimentichiamo che il linguaggio medico è una specie di linguaggio “iniziatico”, poco comprensibile a chi non sia dell’ambiente. Per cui, il paziente sa di avere qualcosa ma non sempre sa cosa.

Questo è soprattutto vero per le patologie considerate “minori” (cosa che poi non sono): se la persona che ho davanti ha un tumore, spendo parecchio tempo per spiegarle bene la sua situazione; ma se ha un’ernia inguinale, o delle emorroidi, do per scontato che già sappia di che si tratti, e non perdo troppo tempo in spiegazioni.
Ma si tratta davvero di tempo perso? Quante persone sanno realmente cosa è un’ernia – e, di conseguenza, sono in grado di capire se e quanto sia pericolosa?

Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza.

Che cosa è un’ernia

“Per ernia si intende la fuoriuscita di un viscere dalla cavità che normalmente lo contiene, attraverso un orifizio, un canale anatomico o comunque una soluzione di continuo”.

Questa è la definizione classica dell’ernia, di qualsiasi ernia, da quella inguinale all’ernia del disco; ma non è di comprensione così immediata se non si hanno almeno delle nozioni base di anatomia.

E allora proviamo a ragionare per similitudine. Se siete della mia generazione, quella dei ragazzini che quando bucavano lo pneumatico della bicicletta non lo cambiavano ma rattoppavano la camera d’aria, vi verrà facile.

Pensate appunto a uno pneumatico; e immaginate che il copertone si laceri, e che dalla lacerazione venga fuori la camera d’aria, come nella fotografia qui sotto: ecco che cosa è un’ernia: la lacerazione rappresenta “l’orifizio, il canale anatomico o comunque la soluzione di continuo” della definizione di prima; quello che noi chirurghi chiamiamo “il difetto erniario”.

che cosa è un'ernia, ernia addominale, ernia inguinale

La camera d’aria che viene fuori dalla lacerazione è il “sacco erniario”: nel caso dell’ernia inguinale, è il peritoneo che rivestiva all’interno la parete inguinale “lacerata” e che ora fa capolino attraverso la lacerazione stessa.

Se poi il sacco contiene un “viscere” che si è spinto attraverso la “lacerazione” – e che nel caso di un’ernia addominale (le ernie addominali sono, a seconda del punto della parete addominale in cui si manifestano, l’ernia inguinale, la crurale, la ombelicale, la epigastrica, l’ernia di Spigelio…) è costituito in genere da grasso (l’omento) o da un pezzo di intestino – questi è il “contenuto erniario”. Facile, no?

Ora che (spero) è chiaro che cosa è un’ernia, veniamo all’altra domanda: perchè l’ernia può essere pericolosa e dev’essere operata? Bene, nelle ernie addominali – di cui le più frequenti sono le inguino-crurali e le ombelicali – ed in particolare, paradossalmente, in quelle in cui il difetto è piccolo, è possibile, come già detto, che il contenuto erniario sia un’ansa intestinale. A volte, succede che l’ansa fuoriuscita non si riesca a “ridurre”, ossia a ricollocare nella sua posizione naturale dentro l’addome. Si parla in questo caso di ernia incarcerata. L’ansa incarcerata, a causa della compressione che subisce, si imbibisce di liquidi e si “gonfia”, e ciò può causare una compressione delle arterie e delle vene che la irrorano.  Questa è l’ernia strangolata, condizione pericolosissima per la vita perchè ad altissimo rischio di necrosi (ovvero di morte) dell’ansa intestinale e di sua perforazione (come nel caso della foto a lato).

Ecco perchè tutte le ernie devono essere sottoposte all’attenzione di un chirurgo esperto in chirurgia della parete addominale, l’unico specialista che possa determinare se operare, quando e con che tecnica.

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: